I viaggiatori in Sardegna fra Ottocento e Novecento
I viaggiatori in Sardegna fra Ottocento e Novecento - Daniela Spoto 2023, © CCIAA NU

I viaggiatori in Sardegna fra Ottocento e Novecento

Descrizione

Negli anni Venti dell’Ottocento, la costruzione della Strada Reale Carlo Felice rese più agevoli gli spostamenti tra il nord e il sud dell’isola. Macomer divenne la “porta” della Barbagia, l'avamposto per partire alla scoperta del Nuorese.

Carta della Sardegna annessa alla 1a parte del viaggio in detta Isola (2e édition) / del Colonello Alberto della Marmora; gravé par Desbuissons di Della Marmora, Alberto (1789-1863). Auteur du texte - 1839
Carta della Sardegna annessa alla 1a parte del viaggio in detta Isola (2e édition) / del Colonello Alberto della Marmora; gravé par Desbuissons di Della Marmora, Alberto (1789-1863). Auteur du texte - 1839 - National Library of France, France - No Copyright - Other Known Legal Restrictions. - https://www.europeana.eu/item/9200517/ark__12148_btv1b8495495z

Tra i primi resoconti di viaggio c’è Voyage en Sardaigne, de 1819 à 1825 del generale Alberto della Marmora, del 1926 (a cui seguirà, dello stesso autore, l’Itinerario nell’isola di Sardegna, in tre volumi, nel 1960). Qui la Barbagia è descritta con toni da cui traspare il sincero interesse per gli usi, i costumi, l’archeologia e la storia dell’isola, ma anche l’inquietudine per una terra percepita come misteriosa e selvaggia.

Questo sguardo ambivalente, al tempo affascinato e impaurito, prevale in tanti dei racconti dei viaggiatori che raggiungono il cuore dell’isola. Da Gaston Vuillier a Charles Edwardes, da Valery (Antoine-Claude Pasquin) a Edward Lawrence, che dirà ancora nel 1921, nel suo diario di viaggio Mare e Sardegna, che “La Sardegna è un’altra cosa”, sono numerosi gli stranieri che arrivano nell’isola, in cerca di fortuna o semplicemente di esperienze.

D.H. Lawrence, copertina della prima edizione di Mare e Sardegna
D.H. Lawrence, copertina della prima edizione di Mare e Sardegna - CC BY Commons Wikimedia - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sea_and_Sardinia.jpg

La Sardegna è anche meta di etnografi e antropologi, come Paolo Mantegazza o Lamberto Loria, che percorre l’isola, accompagnato dal mobiliere Gavino Clemente, per raccogliere oggetti significativi per la grande Mostra Etnografica del 1911, a Roma, o Julius Konietzko nel 1931, con lo stesso obiettivo, su incarico del Museum für Völkerkunde di Amburgo. E di artisti: i pittori costumbristi spagnoli Eduardo Chicharro y Agüera, nel 1901 e Antonio Ortiz Echagüe tra il 1906 e il 1908 trovano nei paesi dell’interno e in particolare ad Atzara un set perfetto per i loro soggetti folkloristici (alcune loro opere si possono oggi ammirare al MAMA).

Costantino Nivola, la chiesa di Sa Itria durante l’esecuzione del graffito, Orani, 1958
Costantino Nivola, la chiesa di Sa Itria durante l’esecuzione del graffito, Orani, 1958 - © Carlo Bavagnoli, Archivio Ilisso

Negli anni Cinquanta la Sardegna, in particolare quella dell’interno è oggetto di racconti a volte contraddittori, come i reportage di Carlo Bavagnoli. Il fotografo nel 1958 racconta l’arrivo del modernismo a Orani, con la decorazione della chiesa di Sa Itria e l’esposizione in strada delle sculture di Costantino Nivola, ma l’anno successivo, nel 1959, con Sardegna: l’Africa in casa, realizzato per l’Espresso, racconta l’estrema povertà e arretratezza dell’isola.

La Barbagia come parte della questione meridionale è anche nel racconto di Carlo Levi, Tutto il miele e finito (1964), resoconto di due viaggi, nel 1952 e nel 1962, in cui Nuoro, Orgosolo e Orune sono i paesi che più restano impressi nella memoria dell’autore di Cristo si è fermato ad Eboli.

Orgosolo, processione di Sant’Anania, anni Cinquanta
Orgosolo, processione di Sant’Anania, anni Cinquanta - © Marianne Sin-Pfältzer, Archivio Ilisso
Oliena, a sinistra Antonio Maricosu, anni Sessanta
Oliena, a sinistra Antonio Maricosu, anni Sessanta - © Marianne Sin-Pfältzer, Archivio Ilisso

C’è chi arriva, riparte ma non dimentica, come Elio Vittorini nel 1932, che vince un premio del settimanale L’Italia Letteraria e scriverà tanto sull’isola, sino a Sardegna come un’infanzia, edito da Mondadori nel 1952, e c’è chi resta, come Marianne Sin-Pfältzer, che dal 1955 al 2015 documenta in migliaia di fotografie la società e il paesaggio che cambiano, eleggendo il Nuorese ad osservatorio privilegiato di quel cambiamento.

Barbagia, contadino con giogo di buoi, 1905-06
Barbagia, contadino con giogo di buoi, 1905-06 - © Archivio Ilisso